centin - enrico chicco conti

Chicco
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Centin
Con il suo nome non lo chiamò mai nessuno; del resto "Vincenzo" dava troppa eleganza
e tutti dicevano, tranne qualcuno, che eleganti si nasce dove sul tavolo c'è la pietanza.
E tu la pietanza chissà quando l'hai vista... ma elegante lo eri, elegante è ben altro,
elegante è diverso. Elegante eri tu con la cicca di ieri fumata un po a pezzi o... non ce n'è più.

E sul tavolo c'è la polenta, e là fuori la tormenta
"Senti la terra che si lamenta. Peja 'l bacalà, sfreghijli ben. Fa cu's senta!"

Si suda e si trema tra l'arsura e il terrore che domani non piova, domani sia bello,
oh... domani piovesse !! Domani... chissà ??! E non crescerà il grano frustato dal Sole, ma Iddio provvederà.
A sera tornare per badare alle bestie ancora e il giocar della notte che è notte davvero...
Aggrappato a Morfeo invitare l'aurora; pregar che venga ancora e nel sonno ascoltare il silenzio più nero.
Vincenzo Conti "Centin" 1900 - 1972
Correvo da solo quando cerco nella memoria. Tu, che mi stavi dietro con il passo già lento;
sul capo quel Borsalino ormai gonfio di storia e i tuoi piccoli occhi, un po' troppo profondi per farmi contento.

"Per mangiare ci vuole la terra. È da amare questa terra.
Quando siam troppi ci mandano in guerra.
Suda di sangue, non ce la fa più, la mia terra..."

Poi venne quel Maggio che segnava il cammino. Ti chiamò: "Vincenzo !" E tu, che non capivi...
Allora, più dolce, ti prese la mano. Era calda la sera. Io a casa sognavo. Tu, in silenzio, partivi.

Ora sarai in quel posto che sognavi fin da bambino. Dove non esisterà mai né sudore né guerra.
Ora sarai in quel posto dove è lungo il cammino però il sonno è più dolce e, se canta il silenzio,
ti culla la terra.

Chicco Conti 1983
La chitarra è di Santino Laudari

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